venerdì 29 maggio 2009

La macedonia dei manifesti elettorali. Ovvero come la foto, di un candidato si fonde con un manifesto della sagra della porchetta.

Avevo deciso di astenermi, durante il periodo elettorale, nel commentare lo scempio, delle mura delle nostre città, invase da una marea di manifesti, ma poi, una mattina l’ho visto.
In un primo tempo, devo essere sincero, credevo di avere un’allucinazione, poi, piano piano, mi sono reso conto che era vero.
“La rubiconda faccia di un candidato , che sinceramente ricordava di per se un vecchio maiale, era affiancata ad una porchetta allo spiedo e ad dei magnifici panini.
L’effetto era tremendo. Non capivo, cosa volesse rappresentare e cosa avessero voluto dire gli autori di un simile capolavoro.
Ancora più interessanti erano le scritte, incomprensibili ed ambigue.
Scritte che parlavano di legalità e di qualità, di sapore e disoccupazione, in una macedonia infernale.
Mi sono chiesto, più di una volta, a quale partito o movimento facessero riferimento e per quanti sforzi facessi, non riuscivo nel trovare una collocazione nell’arco dei partiti.
Poi, quando, stavo per precipitare nella disperazione, per la non comprensione di tale ORRORE, ecco che ho avuto la folgorante illuminazione.
No, non era un manifesto, ma la miscellanea causale di ben tre manifesti, in parte ricoperti e sovrapposti.
Da quel momento, mi sono messo alla ricerca di situazioni simili, e devo dire, che ne ho trovate di molto carine:
Candidati che “lavano più bianco” movimenti politici a difesa dei “peperoni vedi fritti” e su tutto sconti, prezzi speciali, tacchi a spillo, creme abbronzanti e chi più ne ha più ne metta.
Certo che ora bisogna stare attenti.
Vuoi vedere, che con simili intrugli e miscele, ne venga fuori,una comunicazione migliore di quella che normalmente si usano nelle tornate elettorali?
Giuseppe Maria Galliano

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